Quando gli sportivi si rivolgono a me, in qualità di Mental Coach, per essere aiutati a potenziare le loro performance, gli pongo sempre due domande iniziali:
“Sei a posto dal punto di vista tecnico?”; “Sei a posto dal punto di vista della preparazione fisica?”.
Sembrano domande che poco hanno a che fare con la preparazione mentale e in realtà… è proprio così! J
Con chi si rivolge a me voglio sempre essere molto chiaro, perché a volte questi sportivi credono che, essendo il mental coach abile ad utilizzare la mente e la sua immensa potenzialità, ciò basti per farli automaticamente diventare dei campioni.
Può essere vero ma… ci sono dei ma!
Per sfruttare completamente il lavoro con il Mental Coach, l’atleta deve essere già un buon atleta, con una buona tecnica e una buona preparazione fisica. Se, ad esempio, non è capace a controllare gli sci a media e alta velocità, su qualunque condizione di pista, non sarà il lavoro svolto con me a farlo diventare una stella dello sci. Se, ad esempio, non è in grado di tirare un bel lungo linea di rovescio, non riuscirà con il mio aiuto a vincere Wimbledon.
Se ci sono due atleti con le stesse identiche capacità tecniche, vincerà colui che ha la preparazione tecnica migliore.
Se ci sono due validi atleti, con le stesse abilità tecniche e con la stessa preparazione fisica, quello che vincerà sarà quello con la struttura mentale più solida.
Questo è quello che fa del Mental Coaching un vero e proprio turbo per ottenere risultati.
Gli atleti lavorano con i loro allenatori per migliorare i loro gesti tecnici, prima in modo più grossolano poi via via perfezionando sempre più i movimenti. Allo stesso modo, sotto il controllo dei loro preparatori atletici, si sfiancano per essere al top fisicamente.
Solo che poi accade che, quando sono, ad esempio, al cancelletto di una gara di sci, le mani cominciano a sudare nei guanti, il respiro si fa corto e le gambe, quelle gambe così ben preparate atleticamente, tremano sotto il peso delle emozioni che, a quel punto prendono il sopravvento, con il rischio di buttare via tutto il grande lavoro costruito fino a quel momento. Un atleta in preda alle emozioni non riuscirà mai a eseguire i gesti tecnici sperati! Un vero peccato!
Ecco perché il Mental Coaching è fondamentale. Perché permette di “strutturare” l’atleta dal punto di vista mentale, rendendolo più forte e più resiliente alle pressioni legate alla prestazione sportiva e non solo.
Ci sono troppi atleti preparati che, purtroppo, subiscono il peso di quell’asticella messa di fronte alle loro gambe al cancelletto di partenza.
Il giorno prima della gara si addormentano già preoccupati e quando arrivano alla partenza con le loro belle tutine, i loro scarponi, i loro caschi, i loro sci, hanno sulle spalle anche un enorme zaino… quello delle loro emozioni!!!
Ed è piuttosto difficile vincere con un peso e un ingombro così grande sulle spalle.
Questo è il mio ruolo: fare prendere consapevolezza all’atleta di come funziona la mente e insegnarli ad usarla a proprio vantaggio; permettergli di vivere le sue emozioni senza farsi vivere da queste; metterlo nelle condizioni di dare il massimo, il meglio di sé.
Parola di Mental Coach!
Ai tuoi successi!
Pierre Joseph VICARI
PJ Coach
P.S. 1
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P.S. 2
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Per qualunque informazione, scrivimi a info@pierrevicari.it. Sarà un piacere per me risponderti…
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